Le varietà agronomiche lombarde tradizionali a rischio di estinzione o di erosione genetica

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In una regione come la Lombardia, l’attività agricola ha saputo conservare una forte vitalità, mantenendo quelle caratteristiche e quei primati che l’hanno resa famosa nel corso dei secoli. La Lombardia infatti si conferma, da diversi anni, la prima regione agricola d’Italia: produce circa il 40 % del latte, il 40 % del riso, il 40% dei prodotti suinicoli italiani. E’ prima anche per superficie dedicata all’agricoltura, le cui attività coprono quasi il 70% del territorio. 

In un contesto, molto avanzato sul piano dello sviluppo economico, ci si può chiedere se c’è ancora traccia e anche un ruolo attuale e futuro per l’agro-biodiversità locale e tradizionale, cioè quell’insieme di varietà vegetali e razze animali del passato, per lo più abbandonate a vantaggio di altre più produttive e consone alle filiere attuali. Negli ultimi anni, queste varietà “dimenticate”, se non già scomparse, sono divenute di grande interesse per numero sempre crescente di consumatori, alla ricerca di prodotti del territorio e “sapori antichi”. Filiere corte, prodotti a Km zero, agriturismi contribuiscono a favorire l’avvicinamento dei consumatori.

Quando pensiamo alla biodiversità in ambito agricolo, dalle varietà “antiche” coltivate, alle preparazioni in molteplici piatti, viene subito alla mente l’area mediterranea, il sud dell’Italia, tanto bio-diversa e ricca. Ma, in Pianura Padana, sulle Alpi o nell’estremo nord Appennino cosa abbiamo in termini di biodiversità? La Lombardia ha un patrimonio di Agro-biodiversità di interesse, magari nascosto e da riscoprire e valorizzare? Queste sono le domande che si sono posti gli autori del libro, ovvero i professori del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pavia, dal titolo "Le varietà agronomiche lombarde tradizionali a rischio di estinzione o di erosione genetica", realizzato anche grazie ai finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale e ad un progetto, REliVE-L, finanziato da Regione Lombardia, con fondi dell’Unione Europea.

Va evidenziato che solo un’esplorazione meticolosa del territorio, contatti con i centri di ricerca e conservazione agronomici, accompagnata ad un’attenta ricerca bibliografica, poteva dare una risposta a queste domande, facendo così emergere un quadro ben articolato. Con questo spirito di attenzione al territorio lombardo nel suo complesso, si muove la ricerca e la stesura del libro che va a scoprire e a far conoscere una serie di eccellenze vegetali agro-alimentari in gran parte dimenticate, la cui riscoperta e valorizzazione ne può permettere l’effettiva salvezza dall’estinzione (noto è il motto “Se mi mangi mi conservi”).

Un mondo quindi da esplorare, qui descritto con rigore scientifico, ma comunque attento all’aspetto divulgativo, verso un pubblico anche non specialista: giovani agricoltori che aspirano a diventare custodi di biodiversità, ma anche studenti dei corsi di laurea di vari ambiti disciplinari. Anche molti altri soggetti potranno trovarvi spunti di interesse, ad esempio, quelli che frequentano corsi per esperti della ristorazione di qualità e valorizzazione dei prodotti del territorio.

Anche il mondo degli appassionati di queste varietà, i seed saver, gli orticoltori per hobby, magari in un piccolo orto-giardino o sul balcone di casa, anche in città, possono trarre utili informazioni, difficilmente reperibili in un unico testo e calibrate proprio sul loro territorio. Il volume è interessante per chi vuole conoscere e approfondire, ma anche per chi vuole fare impresa, in agricoltura ma non solo (si pensi alla potenza dei nuovi mercati con l’e-commerce), valorizzando le molte qualità organolettiche e nutrizionali che questi prodotti presentano e che tante ricerche svolte presso questo Ateneo e gli altri lombardi hanno ben caratterizzato e stanno studiando.

Da oggi la Lombardia agricola ed imprenditoriale e tutti quelli interessati ai temi della biodiversità e sostenibilità hanno uno strumento conoscitivo in più, per conservare, ma anche per ripartire, con azioni volte allo sviluppo delle aziende e delle persone che operano nel settore primario, della trasformazione e del commercio degli alimenti di qualità.

Infine, si evidenzia come l’argomento sia trattato non solo sul piano conoscitivo, ma anche pratico-operativo, grazie all’archiviazione delle sementi, relative alle varietà qui descritte, nella Banca del Germoplasma dell’Università di Pavia, operante presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente. La Banca si presenta sempre più come hub tecnologico in grado di accogliere ma anche distribuire sementi preziose, nonché la conoscenza sul modo di farli nascere, crescere e dare nuovamente buoni frutti.